Le sete di San Leucio e l’utopia socialista di re Ferdinando

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Tra i tanti primati che la Campania può vantare ce n’è uno che, più di altri, racchiude in sé lavoro, pensiero politico e senso di comunità riallacciando tutti questi termini ad una antica tradizione artigianale del territorio. Stiamo parlando della lavorazione della seta e del primo esempio di repubblica socialista, che vide la sua concretizzazione a San Leucio nel 1789.

A volerlo – sembra quasi un paradosso – fu un sovrano, Ferdinando IV di Borbone, uno di quelli “illuminati” negli anni della rivoluzione parigina e dell’utopia socialista. Il terreno di San Leucio, un casino di caccia abitato e curato per conto del re da alcune famiglie, divenne così Ferdinandopoli. La piccola comunità si trasformò in una colonia modello, che grazie ad una seteria e una fabbrica di tessuti godeva di autonomia economica ma soprattutto di una propria legislazione (il Codice Leuciano) basata sui principi dell’uguaglianza e della solidarietà sociale, con norme che disciplinavano i rapporti tra coloni e persino quelli familiari. Anche la struttura urbanistica organizzata in modo simmetrico con case a schiera rispondeva agli stessi valori.

Gli abitanti condividevano i momenti di lavoro e quelli di vita, l’istruzione dei figli e le difficoltà di chi si ammalava. C’erano una Cassa di Carità che aveva funzioni di sostegno sociale, un carcere e un sovrintendente. Tutto era organizzato in funzione del lavoro in fabbrica, dove la materia prima, tratta dai bachi di seta provenienti dal Casertano, diventava stoffe di vario tipo, destinate all’abbigliamento ma anche alla decorazione degli appartamenti. Rasi, broccati, velluti andarono a impreziosire corredi reali e abiti della borghesia napoletana tanto che alcuni prodotti locali, come i gros di Napoli o il Leuceide, particolare tessuto per abbigliamento, divennero noti e apprezzati ben oltre i confini del Regno. Fin quando l’Utopia di San Leucio non trovò la sua conclusione. Fatali furono l’invasione sabauda e l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte.

Nonostante ciò, quella antica tradizione manufatturiera rimase viva grazie al lavoro di tante aziende seriche, che ancora oggi operano nel territorio del Casertano. Esempi della bellezza dei tessuti dell’Antico opificio si trovano tra le mura della Camera dei Deputati, del Senato italiano e della Casa Bianca. Della stessa fattura erano anche i paramenti utilizzati da papa Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo.

Chi voglia conoscere più da vicino questa straordinaria storia può visitare il “Museo della seta” che si trova a San Leucio nel Palazzo del Belvedere, sede dell’antica fabbrica di re Ferdinando, dove sono conservati i macchinari originali per la lavorazione della seta, ancora funzionanti.