
Intorno al VI secolo d.C. una delle prime gilde in Italia di produttori di sapone nacque proprio a Napoli e, nei secoli successivi, sia l’Italia che la Spagna diventarono importanti centri di produzione di detergenti. Ma il sapone veniva distribuito nella città partenopea già un secolo prima dai monaci nella zona di Monteoliveto essendo spesso utilizzato da questi ultimi come merce di scambio con i cenciai, in cambio di arredi per il monastero annesso alla chiesa di Sant’Anna dei Lombardi. Non fu un caso che i cenciai di Napoli divennero successivamente i “saponari” (da qui il modo di dire popolare, “Ccà ‘e pezze e ccà ‘o ssapone” – qua le pezze e qua il sapone – a simboleggiare il baratto contestuale).
In epoca successiva, di “una rotonda palla” scrisse, a inizio Seicento, anche lo spagnolo Miguel de Cervantes, autore che definì Napoli “gloria d’Italia e ancor del mondo lustro”. Cervantes narrò del profumato sapone di Napoli nel “Don Chisciotte della Mancha”, nella parte II del cap.XXXII.
Da qualche tempo, non è raro imbattersi nella nostra regione in piccole realtà artigianali dedite alla creazione di saponi naturali. Olio d’oliva e di cocco, burro di karitè o latte di capra vengono aggiunti ad altri addittivi – come le erbe, miele, burro di cacao – e aromatizzati con oli essenziali e altre essenze per dare vita a prodotti naturali realizzati con le antiche tecniche, saponi di alta qualità di gran lunga lontani dalle produzioni industriali.