La carta di Amalfi: da vecchi stracci le stampe da collezione

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Una carta pregiatissima, di ottima resa e grande resistenza, ideale per le stampe artistiche, unica nella sua realizzazione perché ricavata non dalla cellulosa del legno ma da stoffe. È la cosiddetta “carta di Amalfi”, la cui produzione è tanto radicata nella terra dell’antica repubblica marinara da averne addirittura mutuato il nome.

Cos’ha di tanto speciale? Come detto, viene prodotta attraverso il trattamento di tessuti come lino, cotone e canapa. Nel processo di lavorazione originario, tutto partiva da vecchi cenci raccolti in epoca medievale dagli “stracciaroli”. Le pezze, attraverso particolari macchinari di legno chiodati mossi da mulini idraulici, venivano ridotte in forma liquida. Il foglio nasceva da tale poltiglia a cui l’artigiano dava forma raccogliendola con un telaio di legno rettangolare composto da fili di ottone e bronzo intrecciati in modo da lasciare impresso nella carta lo stemma tipico della fabbrica. La poltiglia umida era poi trasferita su apposito feltro di lana che dava origine al foglio attraverso la reazione elettrostatica tra le fibre. Ogni pezzo veniva quindi pressato, messo ad asciugare e stirato.

Un procedimento rimasto, dopo tanti anni, pressappoco inalterato (se non per l’utilizzo di macchinari più moderni) che rende ancora oggi ricercatissimo questo tipo di carta, utilizzato soprattutto per stampe di particolare importanza. Il Vaticano, che sulla carta di Amalfi ha pubblicato gli atti del processo contro i templari, ne fa uso per la sua corrispondenza. Le case editrici la utilizzano per la realizzazione di opere da collezione mentre i futuri sposi la ricercano per la stampa degli annunci del matrimonio.