Può un’incrostazione diventare arte? A Sorrento sicuramente sì. Attenzione, però: qui non si parla di opere concettuali. Niente “orinatoio-fontana” di Duchamp o banane incollate alla parete da Maurizio Cattelan. Incrostazione è semplicemente il significato del vocabolo arabo “tarsì” da cui deriva la nostra parola “tarsia”. Dunque, si parla di disegno artistico, di taglio di precisione, di tecnica sopraffina; piccoli frammenti di sfoglie di legno di colore diverso che si incastrano tra loro e diventano quadri, impreziosiscono mobili, rendono unici dei comuni oggetti di casa come cofanetti, vassoi, carrelli, centritavola.
Sorrento può essere considerata la capitale di tutto questo, custode di segreti che affondano le radici nell’opera dei monaci benedettini del monastero di S. Agrippino, che nel XIV secolo iniziarono a intagliare e forgiare il legno degli alberi locali - noce, limone e arancio - per realizzare principalmente effigi dedicate al culto. Nei secoli successivi botteghe artigiane si diffusero in tutta la città, che nel settecento e nell’ottocento visse uno dei suoi periodi di maggiore splendore. Negli anni del “grand tour” il nome di Sorrento divenne famoso in tutto il mondo e con esso anche la maestria dei suoi intarsiatori. Tanto che intorno al 1845 alcuni di loro furono chiamati dal re Francesco I di Borbone a restaurare i mobili del Palazzo Reale.
Da allora alcuni strumenti di lavoro sono cambiati ma il procedimento è rimasto fedele ai dettami alla tradizione. Alla base c’è un disegno che fa da guida per il successivo lavoro. I fogli di legno vengono preparati e impilati per essere intagliati con precisione e senza sbriciolamenti. Il seghetto ad archetto e la “scannella” (vecchia postazione di lavoro degli artigiani) oggi hanno lasciato il posto a più moderni apparecchi elettrici. Gli effetti di ombra e di prospettiva però si ottengono sempre allo stesso modo, attraverso l’immersione dei legni ritagliati in vaschette di sabbia bollente. I pezzi, così rifiniti, vengono incollati e assemblati come parte di un unico “mosaico” che dopo alcuni ritocchi e l’uso di particolari inchiostri, viene infine lucidato. Da qui nasce la magia degli intarsio ligneo sorrentino.