Cinque curiosità sul Borgo Orefici di Napoli

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C’è un luogo a Napoli dove è possibile perdersi tra lo scintillio dei gioielli e le meraviglie di chiese, fontane e monumenti storici. Un luogo che deve il suo nome all’attività di botteghe che da secoli lavorano l’oro, l’argento e altri metalli preziosi per farne opere uniche. Il Borgo Orefici è un dedalo di stradine che si intersecano tra loro quasi a formare un ambiente unico, stretto tra Corso Umberto I, che per i napoletani è semplicemente “il rettifilo”, e via Marina, a due passi dal porto. Ecco cinque curiosità che testimoniano l’importanza che quest’area ha sempre avuto nella vita sociale ed economica della città.

  1. La prima corporazione di orefici, secondo gli storici, fu costituita sotto Carlo II d’Angiò che governò il Regno di Napoli fino al 1309. Risale a questo periodo lo statuto della “Nobile Arte degli Orefici” e anche l’obbligo del “punzone”, ossia della marchiatura, a garanzia della qualità dei metalli utilizzati. Lo statuto fu poi confermato da Giovanna d’Angiò che gli diede riconoscimento formale.
  2. Piazza Orefici, parte centrale del borgo, tra 1500 e il 1600 era anche il luogo in cui si svolgeva il processo di fusione dell’oro. Avveniva all’esterno delle botteghe e vi partecipavano gli esponenti della Corporazione, i rappresentanti del Conte del Sedile nonché i cittadini. L’evento pubblico serviva a dar garanzia che i materiali fossero puri e di grande qualità.
  3. La Corporazione degli orafi divenne col tempo molto potente e sotto la guida del Vicerè Conte di Sant'Esteban, ottenne con la "Prammatica LVII De Monetis" del 19 agosto 1690 una norma che imponeva a tutte le attività di lavorazione dei metalli preziosi di aver sede in quell’area di 40 miglia della città, corrispondente all’attuale Borgo Orefici.
  4. A Piazza Orefici c’è una targa intestata all’orafo napoletano Matteo Treglia. A lui nel 1713 la Deputazione della Reale Cappella del Tesoro commissionò il compito di realizzare la Mitra con cui fu ornato il busto di San Gennaro visibile in Duomo. Il copricapo fu realizzato da Treglia in oro e argento, con 3694 pezzi tra diamanti, smeraldi e rubini.
  5. Nel Duemila gli operatori del Borgo Orefici si sono costituiti in Consorzio con la finalità di valorizzare questa antica arte e il territorio che la ospita. Tra le attività c’è anche quella della gestione di un Museo dell’Arte Orafa che si trova nel Palazzo La Bulla (via duca di San Donato, 73) a pochi passi dal Duomo.